mercoledì 15 ottobre 2008

Il terzo "gigante" dopo Scilla e Cariddi


Fino ad oggi il panorama messinese si presenta così: spiagge bianche e mare cristallino.
Ma per quanto tempo ancora potremmo godere di questa oasi nel mediterraneo?
Ora infatti i messinesi si trovano davanti ad un destino incerto; da anni è aperta la questione della costruzione di un ponte sullo stretto, che unisce Scilla e Cariddi. Sin dall’inizio questo progetto è stato fonte di numerosi dibattiti, manifestazioni di massa e varie dichiarazioni in favore ed altrettante contro, che hanno reso ancor più evidente l’ampio coinvolgimento della popolazione.
I fautori del progetto ritengono questo piano necessario per lo sviluppo ed il sostegno dell’economia siciliana, pensando così di garantire più posti di lavoro. Ma sarà poi così vero?.
Gli economisti sono convinti che questo grande investimento abbia effetti trascurabili sull’occupazione, mentre al contrario il potenziamento dei servizi di navigazione darebbe risultati migliori a prezzi più bassi. Una valutazione fatta dall’Advisor (società di consulenza finanziaria del progetto), ha messo in risalto gli effetti negativi dopo cinque anni di attività del ponte, sostiene inoltre che: “…il quadro degli effetti occupazionali diretti, nel caso di scenario con ponte, mette in luce una perdita di posti di lavoro; 1.234 addetti fra i lavoratori del traghettamento, che non viene recuperata se non parzialmente, perché il ponte è in grado di generare solo circa 480 posti di lavoro. La perdita netta sarebbe quindi di 764 posti…” .
Un’ulteriore ragione per la quale sono state fatte numerose manifestazioni contro questa mastodontica struttura, è l’elevato impatto ecologico e ambientale che avrebbe sul territorio. A causa dei risaputi problemi sismici, sono nati parecchi dubbi circa la sicurezza della zona. Anche se il governo rassicura che questo “gigante” potrà resistere a terremoti di magnitudo 7,2 Richter, in ogni caso il geologo Mario Tozzi fa notare che: “un violento terremoto unirebbe due città devastate”.
Nel frattempo chi si sta occupando delle tante famiglie residenti nella zona di Torre Faro e Ganzirri (aree nevralgiche coinvolte nei lavori) alle quali verranno sottraete le abitazioni? Fin’ora le uniche risposte ottenute, in via ufficiosa, è che la famiglie verranno indennizzate per l’esproprio con la metà del valore dell’immobile.
Ci troviamo davanti ad una situazione poco chiara, che non rassicura gli animi dei messinesi.
In definitiva dietro quest’opera grandiosa, che affianca l’intento di alcuni uomini pubblici intenzionati a lasciare un segno nella storia, vi sono sufficienti ragioni per abbandonare l’idea del ponte, riorganizzando con maggiore efficienza ed efficacia i trasporti navali e utilizzando i capitali stanziati per soluzioni alternative, più utili alla collettività.

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