domenica 28 dicembre 2008

1908/2008 Centenario del Terremoto di Messina



Il 28 dicembre del 1908, alle 5:21 del mattino nella piena oscurità e con gli abitanti in parte ancora nel sonno, un terremoto, con numerose scosse devastanti, mise a soqquadro le coste della Sicilia nord-orientale e della Calabria meridionale,cambiando per sempre la fisionomia e la storia delle due sponde dello stretto. Bastarono solo 37 secondi per radere al suolo il 91% degli edifici di Messina e x lasciare sotto le macerie un numero di morti che non potè mai essere accertato ma che raggiunge circa 100.000 vittime. Quel sisma dalla violenza inaudita, per cui Mercalli aggiunse l'11esimo grado nella sua scala, rappresenta, ancora oggi, il più grave disastro naturale accorso nella nostra penisola ed è considerato il quarto evento catastrofico, a livello planetario, di tutto il XX secolo. Non a caso l’eco del disastro fu tale che “per la prima volta gli aiuti si organizzarono in ogni parte del mondo e i principali giornali nei vari continenti se ne occuparono a lungo”. (Giovanna Motta, a cura, La città ferita. Il terremoto dello Stretto e la comunità internazionale, Angeli, 2008, pp.199, 23E.). Infatti la catastrofe diede vita a un movimento di solidarietà senza precedenti: se da un lato emerse la grave impreparazione dell'apparato statale che si manifestò con un forte ritardo degli aiuti, dall'altro ci fu una grande mobilitazione a livello internazionale. I superstiti vennero soccorsi subito dalle squadre navali russa e inglese che si stavano addestrando al largo delle coste siciliane. Presto, l'Europa e l'America si unirono nello Stretto per ridare una speranza di vita a Messina e Reggio; arrivarono aiuti dalla Germania all' Austria-Ungheria, dalla Francia agli Stati Uniti, dalla Danimarca alla Grecia alla Spagna al Portogallo. Anche in Italia il dramma superò l'emergenza locale e divenne un momento di autocoscienza nazionale, stimolando negli italiani un forte sentimento di patriottismo: furono molti i volontari da tutta la penisola che unirono le loro forze per ricostruire le città distrutte. Un evento terribile che a distanza di 100 anni riunisce nel dolore e nel ricordo le città di Messina e Reggio per commemorare le proprie vittime. Molte iniziative sono state organizzate per la ricorrenza e io ho voluto partecipare alla fiaccolata che si è tenuta a Messina nella notte tra il 27 e il 28 gennaio alla fine della quale alle 5,21 di questa mattina le campane delle chiese principali di Messina e Reggio hanno suonato all'unisono per ricordare quei lunghissimi 37 secondi.


DOPO 100 ANNI ANCORA TERREMOTATI
- La ricostruzione di Messina partì due settimane dopo il sisma, esattamente il 12 gennaio 1909, quando il Parlamento varò una legge straordinaria per la rinascita della città stanziando una prima somma di finanziamenti pubblici. Da allora sono state tante le leggi speciali emanate e il numero di finanziamenti straordinari deliberati da Stato e Regione. Una rinascita lunghissima, che ancora oggi, dopo cento anni non è comunque arrivata a conclusione.
Dopo la legge del 1909, i primi passi per rimettere in piedi Messina vennero compiuti nel 1911 con il nuovo piano regolatore, la ricostruzione vera e propria però venne avviata solamente al principio degli anni Quaranta: per 30 anni, insomma, la città rimase un'immensa baraccopoli. Quando le ultime baracche stavano per essere smantellate, arrivarono i bombardamenti alleati del 1943 che danneggiarono i palazzi appena costruiti. E Messina ritornò alle baracche. Un retaggio che si trascina fino a oggi, dal momento che il Comune ha censito l'esistenza ancora di tremila baracche abitate da 15 mila persone. Ed è soprattutto povera gente quella che continua a vivere in baracche di mattoni rossi, cartongesso, legno, lamiera e tetti in eternit, materiale composto anche da amianto che provoca il cancro, su un'area di 54 mila metri quadrati.
Nelle casupole quando piove l'acqua e il fango entrano dentro, i topi passeggiano indisturbati, l'acqua sale dal terreno. La gente lotta per non fare entrare i ratti in casa, mentre è impossibile chiamare igienici i servizi di cui gli abitanti di questi possono usufruire. "Qui - racconta la gente - non c'è nulla di civile. Non è possibile che nel 2008 le persone siano senza una casa".

Qualcuno nei decenni è andato via e le baracche sono state occupate da gente che ha bisogno di un tetto e che preferisce il rischio eternit al rimanere senza casa.
Secondo un'interrogazione dei parlamentari Idv, Leoluca Orlando e Domenico Sicilipoti, al presidente del Consiglio e ai ministri competenti, in questa case fatiscenti che sono "una vergogna nazionale" vivono oltre 3.300 famiglie. Per questo chiedono di far terminare "l'umiliazione inflitta ad esseri umani trattati come scarti".
"La Regione Sicilia nel 1990 - scrivono i parlamentari - si è data una legge speciale per la riqualificazione urbana di Messina che ha portato allo stanziamento di 500 miliardi di lire di cui ne sono stati usati solo 150 e dei restanti 350 si sono perse le tracce. Nel 2004 la Regione siciliana stanzia altri 70 miliardi di euro per realizzare abitazioni e, a partire dal 4 aprile del 2007, il comune di Messina incassa i fondi regionali per la costruzione degli alloggi".
Alla vigilia di Natale l'arcivescovo di Messina, monsignor Calogero La Piana, ha detto: "Il centenario del terremoto arriva in un momento di precarietà e incertezza nel mondo del lavoro, ma anche di gravi eventi, come l'alluvione dei giorni scorsi. Tutte situazioni che aumentano il numero di coloro che attendono ancora un tetto sicuro, intervengano dunque al più presto le istituzioni".

- TERREMOTATI DA CENT'ANNI (Guidasicilia.it)

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