sabato 22 novembre 2008

Lutto nel giornalismo: addio a Sandro Curzi



Il giornalismo italiano dice addio a una delle penne più brillanti della stampa nazionale. Sandro Curzi si è spento questa mattina a Roma, dopo una lunga malattia, all’età di 78 anni. Una vita dedicata alle sue due grandi passioni: il giornalismo e la politica, dividendosi tra le fila della sinistra radicale e le scrivanie delle redazioni. Sin dalla giovane età aveva scelto gli ideali politici che sarebbero stati il suo credo di una vita: resistente a 13 anni, tesserato del Pci già a 14, scelto da Enrico Berlinguer per ricostruire la Federazione giovanile comunista italiana (Fgci) a soli 19 anni, negli anni ‘90 ha deciso di aderire a Rifondazione Comunista accanto a Fausto Bertinotti. Comunista e antifascista ha esercitato il suo impegno politico attraverso la sua carriera giornalistica. Affascinato dai nuovi mezzi di comunicazione è riuscito con abilità a districarsi tra la carta stampata, la radio e la televisione: direttore dell’Unità, organo del Pci, fino al ’64 ha vissuto e raccontato gli anni caldi tra il ‘68 e i primi anni ’70 dalla scrivania di vice direttore di “Paese Sera”. Nel ‘75 è iniziata la sua lunga esperienza con la televisione di stato a cui è rimasto legato fino alla fine: redattore del Gr1 e padre fondatore della terza rete Rai è diventato famoso tra il grande pubblico come direttore "d'assalto" del Tg3 attraverso il quale ha creato un’informazione coraggiosa, dinamica e aggressiva, specchio del malcontento della sinistra italiana contro il govrno. Grazie a lui, che ha avuto sempre il coraggio di dire ciò che pensava, questo telegiornale ha acquistato un'autorevolezza tale da essere apprezzato da un numero sempre maggiore di telespettatori. Dopo una parentesi di otto anni come direttore di Liberazione nel 2005 è tornato in Rai a sedere tra le poltrone della dirigenza come consigliere di amministrazione, ruolo che esercitava attualmente. Lo spessore umano e intellettuale di Sandro Curzi lo hanno reso un grande giornalista e un grande uomo politico, è stato in vita un punto di riferimento del giornalismo italiano e rimarrà sempre un esempio per tutti i giovani che vogliono intraprendere questa carriera.







I Saluti di chi lo conosceva.......
Giorgio Napolitano: "Perdo un amico" "La notizia della scomparsa di Sandro Curzi mi colpisce e addolora". Lo dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Curzi, aggiunge, "è stato uomo di schietta passione politica e di sempre viva non comune cordialità umana. Le aspre polemiche che lo coinvolsero nel periodo della sua massima responsabilità giornalistica non lo indussero mai ad astiose chiusure nè ad alcuna attenuazione della sua autonomia di giudizio e del suo senso delle istituzioni. Tanto meno ne fu scalfito il suo profondo attaccamento al servizio televisivo pubblico com’è testimoniato dal suo impegno negli ultimi tempi."

Gian Franco Fini: "Ho appreso con autentico dispiacere la notizia della scomparsa di Sandro Curzi, decano del giornalismo italiano, in ogni sua espressione, dalla radio, alla carta stampata, alla televisione. La passione, il rigore e l’intelligenza con la quale ha saputo interpretare, anche con posizioni non convenzionali, i processi ed i cambiamenti della storia nazionale ne fanno un punto di riferimento per quanti considerano la professione giornalistica un servizio alla libertà di pensiero e alla democrazia". È il messaggio di cordoglio del presidente della Camera Gianfranco Fini per la morte di Sandro Curzi. "Alla moglie Bruna e alla figlia Candida - scrive Fini - rivolgo le condoglianze mie personali e della Camera dei deputati per il grave lutto subito".

Michele Santoro: "La sensazione che ho provato quando sono andato a trovarlo in ospedale, e' stata quella di trovarmi davanti a una persona straordinaria. '-Michele, stavolta non ce la faro"-, ha detto, ma poi si e'messo a conversare con me di politica, della Rai, dei temi tipici delle nostre normali chiacchierate, con una allegria incredibile data la situazione". "Cosi' - continua Santoro - siamo tornati al nostro abituale rapporto, che non e' stato quello tra un padre e un figlio, come forse si potrebbe immaginare, ma tra un fratello maggiore e unoun po' piu' piccolo, un rapporto percio' fatto di grande solidarieta', ma anche pieno di conflitti, di scontri fortissimi che pero' non hanno mai compromesso la nostra solidarieta' quasidi sangue". Di Curzi a Santoro piace ricordare "la grandissima capacita' di arricchirsi e di nutrirsi del rapporto con gli altri, anche con persone diverse da lui. Persone comeSandro in giro ce ne sono veramente poche: spero che la sua scomparsa sia un monito per quelli che restano - conclude - ad essere piu' profondamente se stessi, piu' rispettosi di coloroche non sono uguali a noi, ma che ci fanno sentire la vita piu' interessante, piu' degna di essere vissuta, piu' allegra".

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